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Patologie da sovraccarico funzionale nello sportivo

La ripetizione esasperata e continua nel tempo di alcuni gesti sportivi può comportare la comparsa di una specifica patologia definita appunto da “sovraccarico funzionale” o da “micro-traumatismo” per sottolineare la patogenesi dovuta al sommarsi di una serie pressoché infinita di traumi di minima entità.
Possono essere interessate quasi tutte le varie strutture dell’apparato locomotore, ma quelle più frequentemente colpite sono quelle tendinee sopratutto nel loro punto di collegamento con il tessuto osseo (tanto che un ulteriore sinonimo della malattia è quello di “patologia inserzionale”), delle cartilagini articolari e dell’osso.

Classificazione

La classificazione viene fatta, sia in base alle strutture interessate che alla sede di lesione

TENDINOPATIE
Peritendiniti
Tendinosi
Tensinoviti ipertrofiche
Tendinopatie inserzionali
Rotture sottocutanee

PATOLOGIA CARTILAGINEA
Erosione cartilagini articolari

PATOLOGIA OSSEA
Fratture da “stress”

In base alla sede dell’insorgenza della patologia:

    • Patologia della cuffia dei rotatori della spalla
    • Tendinopatie del gomito e dei flesso-estensori del polso e della mano
    • Sindrome retto-adduttoria (pubalgia)
    • Tendinopatia rotulea e del quadricipite
    • Tendinopatia achillea
    • Fascite plantare
    • Metatarsalgia
    • Fratture da stress

Cause e concause
Nella genesi della patologia da sovraccarico funzionale intervengono diversi fattori: alcuni la cui presenza è indispensabile affinché il fenomeno avvenga (cause), altri favorenti od aggravanti la patologia già comparsa (concause).

Le cause efficaci sono sostanzialmente due e sono strettamente correlate al gesto tecnico, all’esercizio svolto:

Intensità
Pur essendo per definizione una patologia da “microtrauma” il carico atletico deve essere sufficientemente intenso per innescare il meccanismo patogenetico.

Frequenza
Dal momento che si tratta di un meccanismo di sommazione di microtraumi, il gesto atletico che li causa deve essere ripetuto numerose volte sia all’interno della singola seduta di allenamento che nel ciclo dei vari allenamenti.

Le concause possono essere intrinseche, cioè direttamente correlate alle caratteristiche dell’atleta od estrinseche cioè in relazione a fattori esterni.

Intrinseche
Difetti di assialità: un arto (ginocchio varo o valgo) o un segmento scheletrico (cifosi o scoliosi del rachide, piede piatto o cavo) possono presentare alterazioni delle normali curve fisiologiche: questo può comportare una eccessiva distribuzione del carico solo su determinati segmenti.

Dismetrie degli arti inferiori: una differenza di lunghezza tra un arto e l’altro di almeno 10-15 mm comporta una non corretta distribuzione del carico (ad esempio nella corsa) con conseguenti possibili tendinopatie a vari livelli.

Squilibri muscolari tra gruppi flessori ed estensori
Gesto atletico “non fisiologico” l’atleta può ripetere un gesto atletico non corretto: o per errore (e questo accade spesso negli atleti amatoriali) o perché il gesto viene “estremizzato” alla ricerca della massima prestazione soprattutto nei “top level” (ad esempio la ricerca di particolari effetti della palla nel lanciatore di baseball).

L’età: la comparsa dei fenomeni di sovraccarico è più frequente negli atleti “maturi” sia per fenomeni di sommazione in relazione alla durata della carriera sportiva, sia perché con l’età le strutture inserzionali sono meno resistenti ai carichi ripetuti ed hanno una minore capacità di recupero. Inoltre la presenza di esiti di precedenti traumi acuti possono facilitare la successiva comparsa della patologia da sovraccarico.

Estrinseche
Allenamento non corretto: carichi non bilanciati, errata periodizzazione, periodi di recupero insufficienti.

Materiali ed attrezzi non idonei: materiale di piste e palestre o troppo rigidi o troppo elastici, terreni dei campi di gioco troppo pesanti in inverno o troppo secchi in estate, attrezzi non adatti in assoluto o relativamente alla morfologia dell’atleta.

Diagnosi
Il sintomo classico è il dolore: dapprima insorge durante l’esecuzione ripetuta del gesto atletico specifico, poi può venire provocato dai normali movimenti della vita quotidiana ed infine, se non si interviene, è presente anche a riposo.
Una corretta diagnosi deve basarsi sia sullo studio biomeccanico del gesto e dei carichi di lavoro cui è sottoposto l’atleta, su una approfondita valutazione clinica e sulle comuni tecniche diagnostiche (Ecografia muscolo tendinea, Tomografia Computerizzata, Risonanza Magnetica Nucleare) utilizzate in traumatologia sportiva.

Terapia
La terapia è innanzitutto preventiva: vanno identificate ( VALUTAZIONE POSTURALE ) eliminate o minimizzate le concause che possono favorirne l’insorgenza, e se, nell’atleta evoluto, è difficile prescindere da carichi di allenamento frequenti ed intensi, questi vanno il più possibile periodizzati e alternati con opportuni periodi di scarico. Una volta che la patologia si sia manifestata si impone un riposo funzionale della parte colpita associato al trattamento fisioterapico e quando necessario farmacologico.

Dott. Francavilla Cristian
Specialista in Medicina e Traumatologia dello Sport
Dottore di Ricerca in Posturologia Clinica e dello Sport

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